Ho scelto di intervistare la Dott.ssa De Luca essenzialmente per due motivi, primo perché quando beviamo un calice di buon vino pensiamo a chi lo ha prodotto e mai a chi lavora per fornire le viti migliori ai vignaioli e secondo perché donna.
Infanzia e passioni
“Il mio sogno era quello di fare la geologa, ero affascinata dal mondo della paleontologia, rocce, minerali, natura. Pensa” mi dice “da piccola avevo una collezione di “sassi” e facevo la raccolta differenziata; alle elementari avevo una maestra che ci faceva lezioni di ecologia”. Continua “Io sono di Sarmede, il paese delle fiabe. Mio nonno aveva un vigneto; la cosa divertente per noi bambini era che tra i filari di Prosecco c’era qualche pianta di uva da tavola, probabilmente si trattava di Cardinal, che io e i miei cugini andavamo a cercare per mangiarla.” Il vigneto venne ereditato da Elisa che poi ne vendette i diritti di impianto per finire di pagare gli studi. “Il mondo del vino a quel tempo mi interessava relativamente; mi piaceva fare qualche assaggio, ma non possedevo alcuna nozione di enologia e tantomeno di viticoltura, nonostante avessi passato l’infanzia tra le vigne” mi dice quando mi vede spalancare gli occhi stupita.
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Tra studio ed esperienze lavorative
Elisa, dopo il liceo scientifico, si iscrive alla facoltà di Scienze e Tecnologie Agrarie, qui scatta la scintilla per la botanica, non sa cosa fare di preciso ma è sicura del suo interesse per la sperimentazione e la conoscenza dei segreti delle piante. Comincia quindi ad appassionarsi alla lotta biologica ed integrata. Tra un esame e l’altro fa mille lavoretti per pagarsi gli studi. A pochi esami dalla tesi collabora con il CREA di Conegliano, l’allora Istituto Sperimentale di Viticoltura (ISV), dove fa domanda per un posto di lavoro. Nel 2004 si laurea con il 110 e lode, svolgendo la tesi sulla “caratterizzazione molecolare di ceppi di Aspergillus spp. produttori e non produttori di Ocratosssia A (OTA).
“Poco prima della laurea” mi racconta “vengo contattata del Dott. Sartori, Direttore dei Vivai Cooperativi Rauscedo, con il quale faccio ben tre colloqui, e la domanda che più mi spiazza è “Lei è astemia?””.
Inizia così il suo percorso professionale, con un contratto a tempo determinato, durante il quale svolge mansioni di diagnostica fitopatologica per il controllo delle virosi della vite, un po’ monotono. Passa alla selezione clonale e partecipa al progetto sul genoma della vite promosso dall’Università di Udine e dall’istituto di genomica applicata (IGA), collaborando alla caratterizzazione agronomica ed enologica delle nuove varietà resistenti alle principali malattie fungine. Nel 2015, con l’appoggio della breeder Asia Khafizova, prende parte al lungimirante programma di miglioramento genetico avviato dai VCR, contribuendo alla classificazione ampelografica, fitosanitaria ed agronomica delle nuove costituzioni vegetali; lo scopo del nuovo progetto è di introdurre nel panorama viticolo nazionale ed internazionale varietà di uva da vino, da tavola e portainnesti più sostenibili e resilienti, adatti ad una viticoltura moderna e capaci di adattarsi ad uno scenario ecologico, sociale ed economico in rapida evoluzione.
Attualmente coordina una squadra di 11 collaboratori con i quali svolge la ricerca e lo studio per il miglioramento genetico, il controllo delle malattie della vite e molto altro. Nel suo organico ci sono anche una laureanda impegnata nello studio sul risanamento della vite, ed una tesista del Master Internazioneale di Viticoltura arrivata dalla Californiana per scoprire le radici della viticoltura del futuro.
Mi accenna anche ai molti progetti da sviluppare nel prossimo futuro, ma ne parleremo in un altro articolo.
Elisa, hai davanti a te non una strada ma una vera e propria mappa piena di crocevia e indicazioni verso nuove destinazioni ancora da esplorare e scoprire, quindi buon viaggio a te e al tuo team.
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(Photo Vivai cooperativi di Rauscedo, tutte le foto sono del VCR-Research Center)